mercoledì 30 dicembre 2015

RACCONTI IND-JANY: IL MIO GIORNO NATALE

RACCONTI IND-JANY

IL MIO GIORNO DI NATALE


25 Dicembre 2015,
Non é nemmeno una settimana che sono qui, in India, a fare il mio corso di network engineering, ma mai come ora ho avuto bisogno di una giornata di riposo...dopo aver fatto un viaggio estenuante ed aver subito cominciato a frequentare 8 ore di lezione al giorno, con altre 3 ore di studio, necessarie per ripassare quello che mi era stato spiegato in classe, che sistematicamente facevo tra le 2 e le 5 di mattina, tra jet lag e scombussolamento generale, per poi ricominciare di nuovo con la sveglia alle 7, ma la curiositá di capire, effettivamente, dove sono e cosa mi circonda ha prevalso al richiamo dello Jany pigro e costantemente stanco...

Quindi ho preso la macchina fotografica e mi sono incamminato, senza sapere bene dove andare...

Ho chiesto informazioni alla gente del posto su dove fosse un bancomat per avere almeno del cash in caso di bisogno e la direzione per la spiaggia, per avere un punto di riferimento, tanto qui quasi tutti sanno parlare l'inglese e capisco come, da questo punto di vista, siano piú preparati qui, che in Italia...

Passo davanti ad una specie di capitello, una piccola rappresentazione del presepe, con l'uomo del tonno Rio Mare, ripescato da una nave americana dopo il naufragio, che fa da guardia...


...e questa sacralitá mi fa ricordare di aver visto on line una bella chiesa, particolare, tutta bianca, con grandi scalinate, spesso mostrata come simbolo della cittá, Panjim, che mi ospita e decido di entrare in un albergo a chiedere un taxi...

Il tassista arriva con comodo...la cifra giá decisa dall'albergatore (poco meno di 5 euro) per fare 9 km, mi va piú che benone...anche se, da quello che mi dicono, pare sia la tariffa da turista imbranato, quale sono, ma non essendo uno che pesa troppo il denaro, specialmente se mi trovo in realtá di questo tipo...son salito e...

...in effetti, non era un taxi come quelli che girano qui, i classici tuc tuc gialli e neri che ronzano dappertutto(penso che la Piaggio abbia pensato proprio a questi per chiamarla Ape...), ma una Suzuki, utilitaria, comoda rispetto lo standard...ed alla guida c'era Roberto Vecchioni indiano, col riporto che svolazzava per l'aria che arrivava dal finestrino e una mano a dir poco interessante:
-un anello d'oro che confermava la mia teoria sulla tariffa anomala per la zona
-un unghia seghettata come se contasse i giorni della settimana intagliandola
- e dei peli sul braccio cosí bianchi da pensare che il riporto fosse tinto...



Comunque, si sono italiano, pizza, spaghetti, mandolino...é stato un piacere e grazie del passaggio:)

Smonto...
33°C, luce del sole che si mescola alla polvere rossa di laterite che si accumula ai lati delle strade, sui muri delle case, sulle piante, sulle vacche e sui cani che circolano ovunque, una leggera brezza che arriva dal grande fiume Mandovi, ma non abbastanza per evitare che l'umiditá si fermi sulla pelle, lasciando un velo polveroso, che come un fondo tinta naturale, mi fa pensare ai pellerossa e sentire un po' indiano...

Nulla mi fa sentire il Natale, dove sono il freddo, la neve, il ghiaccio, gli alberi di Natale, le luci colorate???
Casomai...ferragosto!

C'é pure il marito di Mary Poppins che si protegge dal sole prima di spiccare il volo...


Poi, dal nulla, vedo spuntare...


uno scooter con 4 persone a bordo...indossano tutte il berretto di Santa Claus...ed improvvisamente...comincio a notarne tanti altri, nelle auto, per la strada, in giro per la cittá...e tantissime stelle colorate, non luminose, ma di cartone o di plastica, bianca o brillantinose appese davanti alle case, ai negozi, ai palazzi...e capisco che qui, il Natale non é la festa del consumismo, ma un momento per essere piú allegri e soprattutto, una festa religiosa, che essendo Goa quasi per metá cristiana, si trasferisce nelle case, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro...tanto che anche nell'azienda in cui faccio il corso, nel pomeriggio di ieri, ci hanno riservato un'ora di giochi, festeggiamenti con canzoni di Natale e dolci in un clima molto semplice, ma pieno di partecipazione e serena allegria :)

Tornando a me...dov'é la chiesa?
Beh, bastava girarmi, era dietro di me, maestosa e di un bianco che si faceva quasi fatica a guardare...
Immediatamente faccio qualche scatto...







Poi si affianca un ragazzo indiano, che tranquillamente comincia un dialogo come se avessimo appena pranzato insieme...e mi chiede come sto, di dove sono e le solite cose poi mi presenta i suoi 7 amici...tutti qui in vacanza per una settimana, da Delhi, per seguire i numerosi eventi di musica elettronica, in spiaggia o comunque all'aperto...che in questo periodo attirano gente da ogni parte del mondo...e che io posso solo sentire dalla terrazza della mia camera...
Quattro parole tutti insieme poi ognuno per la sua strada...ma queste cose, cosí semplici e spontane non capitano mai dalle nostre parti...

Cosí comincio a camminare verso l'incrocio delle vie principali ed eccola qui: "18th June Road"
Ebbene sí, sono appena arrivato...e giá mi hanno dedicato una via con la data del mio compleanno...yeeee!!


A parte gli scherzi....o almeno (Bonaparte...)...il 18 Giugno di esattamente 200 anni fa, Napoleone perdeva la famosissima battaglia di Waterloo...ma non é nemmeno dedicata a questo evento...
In quella data, nel 1946 Ram Manohar Lohia (un politico del tempo, leader del movimento per l'indipendenza dell'India) ha condotto un'agitazione contro il dominio portoghese a favore dell'autonomia dell'India e per questo gli é stata dedicata questa via...

Ok, dopo questi brevi cenni di storia...mi inoltro nella cittá e non ho piú quella forte sensazione di povertá che respiravo in periferia, ma nemmeno quella di essere in una cittá evoluta...peró la cittá e viva.
Il traffico intenso, rumoroso e fastidioso con un clacson ogni secondo, regole poche, palazzi inguardabili dalla sporcizia che li avvolge, ma immezzo al degrado, comunque, spuntano decine di cartelli giganti che ricoprono le pareti dei palazzi, con i nomi delle piú famose multinazionali e delle grosse aziende indiane e locali ed anche se non vedo molti negozi che si affacciano sulla strada é chiaro che da qualche parte devono essere e c'é una parte della popolazione che sta meglio rispetto alla maggioranza...



Ma questi sono palazzi molto diversi da quelli che si vedono pochi metri piú in lá...



Colpiscono i tanti colori vivaci che risaltano nello sfondo grigio e fatiscente, quasi a voler esprimere l'anima della popolazione locale, che si mostra timida, ma sempre con un grande sorriso negli occhi...






Ho sete, mi fermo in un baldacchino e mi faccio dare un succo al mango (che qui, e' quello che va per la maggiore..) pago l'equivalente di 1 euro e mentre lo sorseggio, leggo la data di scadenza 9/2015. Ok...dai...ci sta...qui é normale.

Mi sposto nella zona del fiume...o come la chiamano qui "delle navi", perché ci sono alcune navi parecchio datate, ma esteticamente molto gradevoli ed una di queste ha la funzione di Casinó...quindi, prima o poi, ci capiteró:)

Bene, ho fame, cerco un posto che dia almeno la parvenza di essere un pó piú pulito degli altri ed in lontananza vedo un gatto...e mentre scatto con la mia macchina, provo ad avvicinarmi, ma sento qualcuno che pare ce l'abbia con me, distolgo lo sguardo e vedo che un militare, con tanto di mitragliatore, mi fa segno di non fotografare...
A quel punto penso di aver infranto qualche regola...
Non si sa mai in sti posti...in cui le vacche girano per strada ed hanno la precedenza(per distinguerle da quelle che girano da noi)...ma volevo capire...allora mi sono avvicinato al militare e ne é saltato fuori subito un altro, al che, mostro le mie intenzioni non bellicose e chiedo il motivo del divieto, se fosse per l'area militare o se ci fosse una regola che vietasse di fotografare i gatti...o qualcosa del genere...ma sta volta, il personaggio non sapeva mezza parola di inglese...a parte "no"...
A sto punto rinuncio, ma gli faccio il segno che ho fame, provo a dirgli "chicken" e stavolta, vuoi perché fosse l'unica parola in inglese che conosceva o perché, casualmente, lí dietro c'erá "la casa del pollo"(non ricordo il nome), mi ha indicato gentilmente la direzione.

4 ali di pollo rosse, ricoperte di peperoncino o qualcosa di simile...cosí piccanti che uscito di lí ho pensato di avere la febbre...ma ok, abbiamo mangiato.

Sono le 14:00...decido quindi di incamminarmi lentamente lungo il fiume, diretto verso casa, essendo a 9 km di distanza e sapendo che avrei "perso" molto tempo a fare foto qui e lá...

Subito un telefono del 15/18 mi fa venire voglia di chiamare un numero a caso...e fare un pernacchio...

o magari chiamo questo ristorante e prenoto per 20...e poi non ci vado :)

Poi mi imbatto in una scena del genere: Il tipo del bus piú avanti, che scende e prende di peso uno che stava salendo nell'autobus dietro...
Diciamo che le opere di persuasione, da queste parti...non sono prese alla leggera :)

Un bimbo, su un autobus che passa, che si guarda attorno, fuori dal finestrino, per il caldo che dentro agli autobus, ovviamente senza aria condizionata...si fa insopportabile...e come la vita...
chissá dove lo porterá...

altri bambini...che invece...non sanno dove andare, se non seduti su un muretto...in un parco, che da tutta l'idea di non essere pulito...

Altro mezzo di trasporto....il traghetto...da prendere al volo...senza tanti sistemi di sicurezza...



E qualcuno pensa, seduto sul bordo di un ponte...alla propria vita, ai propri problemi, alla propria famiglia, che probabilmente non ha...

La bellezza degli alberi che avvolgono il viale esterno della cittá, alberi che sembrano aprirsi come mani giganti che escono dal terreno...per sostenere la fauna volante del luogo...


 ed una coppia di indiani, di ritorno da un viaggio in Texas....

E qui, sul lungomare non é difficile trovare gente che si riposa all'ombra degli alberi, nelle aiuole per i piú fortunati e sui marciapiedi per quelli che gridano silenziosamente la loro disperazione...




Sono immagini che lasciano il segno, come quelle famiglie di operai, donne e bambini, con gli abiti, sempre quelli, intrisi di fatica, che danno proprio l'idea di schiavitú rendendo quasi reale l'immagine delle catene che li obbligano in quella situazione...







Lascio la strada e mi inoltro in un parco che la divide dalla spiaggia, Children's park é il nome ed in effetti ci sono un sacco di bambini e famiglie che passeggiano o che passano qui la giornata, all'ombra di alberi alti e maestosi, con la compagnia dei soliti cani randagi (che sembra appartengano ad un'unica razza..dato che sono tutti uguali...) i numerosi corvi, uccelli comuni e scoiattoli che si accoppiano...









Ma...mentre seguo tra le fronde, uno di questi piccoli "scopattoli", con il mio 300mm, noto degli strani movimenti...
Mi fermo, osservo meglio...e...cavolo!!! Ci sono i Mega Pipistrelli dei films!!! I veri vampiri!!!
Ma allora esistono!!!




Uno spettacolo poi vederli combattere a colpi di quelle punte che hanno alle estremitá delle ali, che somigliano a baionette...
Rimango incantato per una buona mezz'ora prima di cedere alla tentazione di un gelato...non curante degli avvertimenti ricevuti da chiunque, rispetto lo street food e soprattutto ai gelati artigianali...ma...ok...se li mangiano gli altri...

Arrivo sulla spiaggia...il mio amico che saluta il sole c'é sempre...e pure lo sciame di uccellini che giocano con le onde...godendosi il tramonto...

Sono quasi arrivato, mi basta salire in strada, poche decine di metri e rientro...
ma c'é ancora spazio per l'ultima sorpresa...che mi ha colto impreparato...e per questo ho dovuto esagerare col contrasto...
ma anche se la qualitá della foto...non rende.....voglio condividerla lo stesso...



..un Natale cosí....non si scorda.

JANY F. GIOVANNINETTI

Personal Facebook: Jany Federico Giovanninetti




lunedì 21 dicembre 2015

RACCONTI IND-JANY: In viaggio verso Goa, India

Sabato 19 dicembre 2015,

é suonata presto la sveglia nella tana, piú o meno nell'orario in cui ero solito andare a letto, quindi alle 6:30 ho aperto gli occhi sull'obbiettivo: Goa,India.

Per la strada verso l'aereoporto Marco Polo di Venezia il polesine mi ha salutato con una classica alba invernale:



sole che si fa spazio tra la nebbia che galleggia su distese di campi, raggi e scie di aerei che giocano ad indicarmi le numerose direzioni diverse che la vita puó offrire, ma io non distolgo l'attenzione dalla mia ed accompagnato da mio padre "arrivo alle partenze", dove lo saluto e mi imbarco, senza esitazione, ma con l'adrenaina in circolo per la grande incognita su ció che mi aspetterá :)

Ho chiesto il posto al finestrino perché mi piace guardare il mondo da ogni prospettiva e l'ombra dell'aereo che si allontana suona come un volta pagina verso il nuovo capitolo...



Compagno di sedile, un prete missionario indiano, che mi ha detto che era un dirigente di non ho capito quale congregazione, di non ho capito quale ordine, di non ho capito praticamente nulla...perché giá l'accento indiano, contribuiva, ma parlava cosí a basso volume che probabilmente faceva parte dell'ordine dei telepatici...

E cominciano le viste straordinarie, dalle coste del mare a nord di Venezia


a quelle dell'Egitto, passando attraverso il deserto, ideale sfondo per le nuvole, che creano giochi di ombre affascinanti,




e Sharm che anche dall'alto ha il suo perché,


le coltivazioni rotonde del deserto arabo,

fino ad arrivare ad Abu Dhabi, quando il sole ormai era sceso, in una giornata di sole accelerata durata solo 6 ore...


Ad Abu Dhabi ció che mi hanno colpito sono state le tenute delle forze dell'ordine che mi sembravano costumi di scena o di carnevale che non incutevano alcun timore.
Ad uno di questi ho chiesto se potevo fotografare all'interno dell'aeroporto e mi ha detto che potevo, ma senza riprendere le donne ed i bambini...peccato, perché le assistenti di volo di Ethiad, meritavano, anche solo per quegli occhi splendidamente truccati, luminosissimi tipo quelli delle bambole di porcellana che risaltavano dal grigio e viola scuro della divisa e la flotta di burqate, che sembravano parenti di "cugino itt" della famiglia Addams...allora mi son fatto un selfie nella hall dell'aereoporto e via...



Sarei dovuto stare lí un paio d'ore e ripartire verso le 23:00 (ora locale) ma alla fine hanno ritardato 2 ore perché mancava l'aereo (chi se lo sará fregato?), quindi siamo ripartiti quasi per le 2 di mattina..il paesaggio era ovviamente tutto nero...quindi risparmio le foto:)

Dopo quasi 4 ore siamo arrivati in India, Mumbai, e delle 8 ore di scalo previste 2 e mezza se ne erano giá andate con il ritardo accumulato quindi me ne restavano quasi 5 per:

1-passare all'immigrazione
In aereo hanno consegnato a tutti due fogli da compilare con dati del passaporto e motivazioni di ingresso in india, alloggio ecc...peccato che avevo tutto nella valigia in stiva, quindi sono stato vago...eheh.
Inoltre mi chiedevano se portavo armi, droga, materiali pericolosi ecc. perché, ovviamente, se li avevo, glielo dicevo...
e se avessi oggetti di valore, perché una passeggera alla quale ho chiesto info, mi ha detto che vanno dichiarati oggetti importati per venderli ecc...ma ho barrato tutti NO ovviamente...
C'erano persone in fila ovunque, quindi ho dovuto chiedere ad un addetto, che sapeva l'inglese peggio di me, ma alla fine ne ho trovato uno che mi ha indicato la fila giusta...e dopo 2 chiacchiere con l'agente strafatto dell'immigrazione(qui sembrano tutti sotto stupefacenti..) sono passato.

2-cambiare il biglietto con la carta d'imbarco
Impresa quasi impossibile, perché mi sono rivolto all'ufficio dell'Etihad che era l'unico senza operatore, nel frattempo c'erano anche quelli che avevano perso l'aereo successivo grazie al ritardo del precedente...quindi tutti incazzati...
quindi dopo mezzora chiedo agli altri operatori delle altre compagnie che mi dicessero che fine avesse fatto L'operatore di Etihad...e sono andati a prenderlo, che stava ridendosela con altri colleghi...oooooKKKK.
Una volta mostrato il mio problema, mi dice di aspettare e lo stesso fa con gli altri...ma sembra cosí fumato che non credo che abbia capito molto...infatti ne arriva un altro, con gli occhi sbarrati...ed anche se tanto lucido non sembrava nemmeno questo, alla fine, rincorrendoli entrambi, son riuscito ad avere accesso al terminal.

3-metal detector
Qui mi hanno pescato con la macchina fotografica e gli obiettivi e mi hanno fatto storie perché avevano il dubbio che l'avessi portata per venderla.
Al che ho dimostrato che era evidentemente non nuova mostrandogli anche qualche scatto...non male che avevo ancora in memoria...e mi hanno fatto proseguire..:)

4-ritirare il bagaglio da stiva
L'ho scoperto lí dato che a Venezia mi avevano detto che avrei dovuto prenderlo direttamente a Goa...(a volte chiedere, salva la vita)

5-capire se dovevo cambiare aereoporto da internazionale a domestico come avvisato dalla societá del corso, o rimanere lí dato che sulla prenotazione, l'aereoporto era lo stesso.
Ovviamente, dovevo cambiare aereoporto, ma solo dopo aver fatto lí il cech-in

6-rifare il check in per riconsegnare il bagaglio ed ottenere la carta d'imbarco
Operazione abbastanza rapida, ma la mia domanda é: perché il bagaglio si imbarca qui ed io devo trovare l'altro aereoporto?
Non molto lineari sti indiani...boh...

7-LA TRAGEDIA: trovare il modo di arrivare all'altro aereoporto.
Aperte le porte dell'aereoporto, che fino a quel momento mi aveva cullato nella purezza dell'aria condizionata, filtrata e pulita, facendomi passare dall'aereo al terminal, senza mai espormi alla realtá esterna, mi é sembrato di entrare in uno di quei bar in cui gli anziani si trovavano a giocare a carte o a biliardo, negli anni 90, prima della legge contro il fumo, un toccasana per la mia asma!
L'unica differenza era che eravamo all'esterno ed il rumore dei clacson, usati per scandire ogni giro di ruota, sovrastava ogni altro suono...
Mi ricordavo che la tutor del corso mi aveva dato il numero di un personaggio che doveva mandarmi un autista dell'azienda, per evitare di farmi fregare dai numerosi tassisti che non aspettano altro che il turista da fregare...
Allora ho cercato di capire come usare il mio cellulare e mi son reso subito conto di non poterlo fare, quindi ho chiesto ad un agente che ha chiamato un uomo(non so chi fosse) per chiedergli se potevo usare il suo telefono, quindi son riuscito a chiamare, il tipo che mi ha dato direttamente il numero dell'autista.
A quel punto, per non approfittare, ho provato a cercare un telefono pubblico e dopo vari "i don't know", ho chiesto ad un altro agente che me l'ha indicato, ma quando sono arrivato nel posto, c'era un baldacchino, in mezzo a quelli per prenotare i taxi, con un telefono digitale fine anni 80 che fuoriesciva dal banco e dietro c'era un non vedente che mi ha chiesto 200 rupie indiane per usare il suo telefono (circa 3 euro), ma io rupie non ne avevo, avevo solo 10/20 euro e di moneta 1, al che mi ha detto che con 1 euro mi faceva chiamare. Bene.
Mi risponde il driver indiano, che ovviamente stava dormendo...e tra il suo inglese stentato ed assonnato, la mia capacitá di comprensione ed il casino della cittá, dopo 2 minuti son riuscito a capire che non era di Mumbai, ma di Goa ed avrei dovuto chiamarlo per portarmi dall'aeroporto di Goa al mio alloggio e non per il trasferimento tra i 2 aereoporti di Mumbai...
Quindi, ho messo giú e dato l'euro promesso al buon non vedente che lo ha tastato per bene ringraziando.
Ok, stanco e ormai di fretta, ho chiesto per prenotare un taxi, ma volevano solo cash, altra camminata per cercare un cambio valuta, ma era all'interno dell'aeroporto e dove mi trovavo si poteva solo uscire, quindi panico, finché ho chiesto ad un adetto al traffico che mi ha detto che ogni ora c'era un autobus gratuito che portava all'altro aeroporto, quindi ennesima camminata affannata in mezzo allo smog ed al caldo e finalmente salgo in bus, si chiudono le porte e via.
L'aereo sarebbe partito alle 10:30, mancavano ormai 2 ore ed in un secondo...un dubbio mi assalí...
...la questione del bagaglio non mi tornava...e se una volta arrivato mi avessero detto che dovevo tornare qui?
Dovevo solo arrivare e scoprirlo.

Per la strada ho visto una povertá ed una sporcizia che avevo visto solo in televisione, ma dal vivo faceva tutto un altro effetto...
Vedere gente girare scalza nella polvere, tutti vestiti dello stesso colore, quello della sporcizia, baraccopoli sterminate, abitazioni in lamiera, ammassate le une sulle altre, coperte da nylon fermati da pietre, con i panni stesi fuori, apparentemente solo per asciugarsi senza essere stati lavati...ma quasi tutti con l'antenna parabolica, come se la tecnologia ormai avesse preso il sopravvento anche sulla dignitá umana e mi sono immaginato la realtá famigliare, all'interno di queste baracche...ed a quanto sarei riuscito io a sopravviverci, con tutte le mie magagne fisiche...
...probabilmente meno di una settimana...
e lí mi é salita l'ansia, lo sconforto, il dispiacere ma soprattutto il pensiero che chi ci vive, deve essere fisicamente predisposto, quindi se io fossi nato lí, non sarei sopravvissuto e chissá a quante persone sará capitato...
Quando vedi in tv, c'é comunque un distacco ed un tasto che spesso ti evita di vedere ció che non vuoi, ma quando ci sei in mezzo, ti rendi conto delle fortune che hai ed anche se il respiro si fa affannoso, passa in secondo piano anche la preoccupazione per se stessi.
Non me la sono sentita di fare foto, per rispetto, stando in un autobus indiano quindi senza molti sedili che potevano coprirmi...con gente anche del luogo...che avrebbero notato questo straniero trattare i loro conterranei come fenomeni da intrattenimento...

Arrivato al terminal, primo controllo all'entrata, secondo controlo dentro, metal detector per il bagaglio a mano e perquisizione personale, altro controllo documenti, controllo timbri sul bagaglio, altro controllo biglietti e finalmente son riuscito ad entrare...e mancava un'ora all'imbarco: "siamo a cavallo"!!!
E' a quel punto che, come un miraggio, mi si sono materializzati davanti : "Mc Donald's","KFC", "Subway" e tutti sti fast food salva vita...dopo i pasti indecenti degli aerei...mi son fiondato al Subway, in ricordo della recente esperienza inglese:)

Sono andato al gate prefissato, ho aspettato finché non mancavano 5 minuti e non vedendo alcun movimento, ho chiesto ad un operatore...e mi ha detto che hanno cambiato il gate....allora mi son precipitato lá arrivando giusto in tempo...ma io non avevo sentito alcun avvertimento...probabilmente ero troppo preso a trangugiare il paninozzo:)

Quindi son salito in aereo e ripartito verso Goa.

La partenza mi consente di avere un'ulteriore veduta del disagio di questa cittá che ricorderó come luogo da evitare, assolutamente...e dall'obló vedo questo...






E' solo parte dell'immensa distesa di baracche, che circondano l'area dell'aeroporto, prima di arrivare ai grandi palazzi della cittá, ma ben presto spariscono sotto i miei occhi, avvolti dalla coltre di polvere e smog che sento ancora nei polmoni...

L'atterraggio a Goa, nell'aeroporto antidiluviano di questo piccolo stato, si é rivelato anche divertente quando ad un certo punto ho visto una macchina attraversare la pista, seguita da motorini con 2 passeggeri senza casco, camionette e altri mezzi di civili e mi chiedevo che cosa ci facessero, ma...ad una piú attenta osservazione, mi son reso conto che erano fermi al "passaggio a livello" solo che invece del treno...aspettavano che l'aereo atterrasse...Peccato non essere riuscito a fare una foto decente, davvero singolare...

Scesi dall'aereo, i 33 gradi centigradi si fanno sentire come un pugno allo stomaco, ma non ci faccio troppo caso data la stanchezza che mi rendeva difficoltoso anche solo provare fastidio...

Senza contare che all'uscita, speravo di trovare l'autista e salire in macchina, ma come in ogni avventura che si rispetti, ovviamente non c'era, allora ennesimo cellulare altrui chiesto in prestito e l'ho chiamato.

Mi dice che arriva tra 10 minuti...allora lo aspetto fuori, al sole, oltre il ronzio dei taxi che ad ogni passaggio mi chiedevano se avessi bisogno di un passaggio, facendomi sentire come un prostituta che rifiuta i ragazzi che passano solo per divertirsi a sparare cavolate...ma dopo 1 ora, non é ancora arrivato, io ormai sono allo stremo, chiedo un altro telefono e gli dico di venire a prendermi all'uscita (almeno c'era ombra)...e questo era ad un metro da me, chissá da quanto...

vabbe', alla fine della storia, percorriamo la strada verso l'alloggio...e mi preoccupo sempre di piú vedendo la sporcizia che contraddistingue anche questo luogo che dovrebbe essere turistico...ed al volo faccio qualche foto...sempre col cellulare...







Entriamo in una vietta con donne e bambini che in quel caso erano gli operai dei lavori in corso sulla "strada"...passiamo un faló di immondizia, qualche cane randagio e "siamo arrivati"...

Ooo....ok. sono le 14:00..

Fatemi vedere subito la mia stanza!!!la preoccupazione é sempre piú reale...ma poi.....





Ah, ok, si puó fare!!...doccia e letto!

JANY F. GIOVANNINETTI

Personal Facebook: Jany Federico Giovanninetti